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E’ tradizione che S. Gaetano da Thiene, fondatore dell’Ordine dei Chierici Teatini, venuto a Napoli nel 1534, abbia nutrito un vero culto per il presepe e che, anche se non ne esiste alcuna testimonianza scritta, vi abbia introdotto personaggi abbigliati secondo gli usi del tempo.
Alla fine del ‘500, in pieno clima controriformistico, Teatini, Francecani, Gesuiti e , poco dopo gli Scolopi, al fine di alimentare ed incrementare sempre più la fede, la pietà popolare, favorirono la diffusione del presepe. Si sa che i monasteri femminili fecero a gara per possedere il più bel presepe: le statue erano in legno, con occhi di vetro ma di grandezza di poco inferiore a quella solita.
Si sviluppa, cosi’ il presepe barocco che fu detto anche mobile perché veniva smontato e ricostruito ogni anno. Le monumentali statue a tutto tondo furono sostituiti da manichini in legno, anch’essi scolpiti da valenti artisti; i giunti a snodo consentivano di atteggiarli in vario modo, le statue erano di altezza inferiore, avevano parrucche, occhi di vetro, parti nude policromate, abiti.
In realtà il manichino in legno articolabile, era nato in Germania e furono i Gesuiti che, nel 1560 a Praga soltanto con una Natività e a Monaco di Baviera, nella Chiesa di S. Michele, nel 1605 con un intero complesso presepiale, diedero l’avvio a questo nuovo tipo di presepe. A tal proposito sarà utile aggiungere che i presepi dei Gesuiti erano concepiti in chiave didattico -
Sono pervenute ai nostri giorni soltanto notizie intorno alla scenografia di tali presepi. Essa divenne un elemento importantissimo, tenne sempre più conto di problemi inerenti la prospettiva, l’illuminazione per la quale si ricorreva a lampade, specchi e lamiere che, abilmente disposti o celati da finti damaschi, presentavano il presepe come una scena teatrale.