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Le fonti storiche inerenti al presepe sono i Vangeli di Luca e di Matteo. Essi infatti narrano della nascita di Gesù, dell’annuncio ai pastori, dei Re Magi con le offerte. Anche gli scritti apocrifi (Protovangelo di Giacomo e il “Vangelo arabo dell’infanzia”) arricchirono la narrazione evangelica. Origene, poi (prima metà del III secolo), nella sua tredicesima omelia su Luca, aggiunse la presenza, nella stalla , del bue e dell’asinello. Sono, questi , gli elementi delle prime rappresentazioni paleocristiane della Natività e dell’Epifania. Cercare di stabilire quali delle tante rappresentazioni, quasi sempre a bassorilievo, comunque non a tutto tondo, sia la più antica, è solo mera vanità: merita tale vanto il bassorilievo del sarcofago di Adelphia e Valerio a Siracusa, oppure quello di Isacio, esarca armeno in Ravenna, o non piuttosto, il cimitero di S. Agnese a Roma, o l’Epifania con due Magi nelle catacombe di Pietro e Marcellino o quella con quattro Magi delle catacombe di Domitilla. Piuttosto, e a proposito dei Magi, è interessante annotare che il numero di costoro, alquanto vario, fu fissato in tre da S Leone Magno (V secolo) e che essi venivano considerati ciascuno come appartenente ad una delle tre razze umane, la semita, rappresentata dal Re giovane, la giapetica dal Re maturo, la camitica rappresentata dal Re moro. Tale simbolismo, oltre a dimostrare la partecipazione Universale alla Redenzione, non finisce qui: i tre Re, di età diversa , dovrebbero rappresentare le età dell’uomo, i tre doni che essi portano, testimonierebbero, la regalità (l’oro), la divinità (l’incenso), l’umanità ( la mirra ) del Divino Bambino. Interessante sarà anche osservare che dal III-