Magia del Presepe

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I personaggi simbolici

IL PRESEPE > Simbolismo del Presepe

LA LAVANDAIA:

personaggio caratteristico della nostra tradizione presepiale.
Come testimone del parto verginale di Maria, essa deriva da sacre rappresentazioni medievali, dall'iconografia orientale e da tradizioni cristiane extraliturgiche.
Secondo la versione dei Vangeli apocrifi la Madonna fu visitata, al momento del parto, da più levatrici, ma solo una di esse volle accertarsi della sua verginità osando toccarla.
Nel protovangelo di Giacomo si legge: «E la levatrice uscí dalla grotta e Salomè si imbatté in lei.
Ed ella disse: - Salomè, Salomè, una vergine ha partorito, ciò di cui la sua natura non è capace -.
E Salomè disse: - Com'è vero che Dio esiste, se non metterò il dito e non esaminerò la sua natura, non crederò mai che la vergine ha partorito» (A. Di Nola, Vangeli apocrifi, Ed. Lato Side, Roma P. 47).
La conseguenza di quel gesto fu che la mano, che aveva tanto osato, rimase incenerita all'istante; guarí solo dopo aver toccato il divino Bambino.
In conformità con tale versione si trovano sui presepi orientali più levatrici di Maria (lavandaie) che, dopo aver lavato il Bambino, stendono ad asciugare i panni del parto, il cui candore è suggestivo per un confronto con la verginità di Maria.



I RE MAGI:
Sono i nobili del presepe e sono rappresentati sui tre rispettivi cavalli dal colore bianco, rosso o baio, e nero.
Nelle favole campane tale cromatismo simboleggia l'iter quotidiano del sole: bianco per l'aurora, rosso o baio per il mezzogiorno, e nero per la sera e la notte. I Re Magi, rappresentano il viaggio notturno dell'astro, che termina lí dove si congiunge con la nascita del nuovo sole bambino.
D'altra parte, in senso solare va interpretata la tradizione cristiana secondo la quale essi si mossero da oriente, che è il punto di partenza del sole.
La simbologia solare dei Re Magi era chiaramente espressa in passato, quando al loro corteo si aggiungeva una figura femminile detta "LA RE MÀGIA", evidente rappresentazione della luna che segue il viaggio notturno dei tre sovrani. Essa veniva raffigurata in portantina sorretta da quattro schiavi, e, secondo la tradizione, rappresentava la fidanzata fedele del Re moro (altra simbologia della notte)


LA ZINGARA:
com'è noto, è personaggio profetico collegato alle sibille profetesse che nelle sacre rappresentazioni medievali assumevano ruolo primario. Alla Sibilla Cumana la tradizione attribuiva una leggenda natalizia. Ella aveva predetto la nascita del Redentore, illudendosi di essere la vergine designata che lo avrebbe partorito.
Quando udí gli angeli annunziare la nascita di Cristo, si rese conto del suo peccato di presunzione e fu trasformata in uccello notturno, o addirittura in civetta. LA ZINGARA COL BAMBINO IN BRACCIO può essere correlata non solo alla FUGA IN EGITTO di Maria che era, ella stessa, zingara in un paese straniero, ma anche a un mito legato a un'antica divinità solare molto simile alla natura del Bambino della tradizione cristiana. Si narra di una donna vergine, chiamata STEFANIA, che, quando nacque il Redentore, si incamminò verso la grotta per adorarlo, ma ne fu impedita dagli angeli che vietavano alle donne non sposate di visitare la Madonna che aveva da poco partorito.
Allora Stefania prese una pietra, l'avvolse nelle fasce fingendosi
madre e, ingannando gli angeli, riuscì a entrare nella grotta il giorno successivo.
Ma quando fu alla presenza di Maria, si compí un miracoloso prodigio: la pietra starnutí e divenne un bambino, santo Stefano, il cui natalizio si festeggia appunto il 26 dicembre. Il personaggio della zingara senza il bambino in braccio assume un significato drammatico perché preannunzia la Passione di Cristo.
I ferri che ella porta nelle mani vogliono simboleggiare i chiodi del futuro martirio del Signore.

I VENDITORI DEL PRESEPE

VERDUMMARO (erbivendolo), VINAIO, MACELLAIO, FRUTTIVENDOLO, VENDITORE DI CASTAGNE, PANETTIERE, ARROTINO, VENDITORE DI RICOTTA E DI FORMAGGI, SALUMIERE, POLLIERE, PESCIVENDOLO, VENDITORE DI UOVA.
Ma mettendo in relazione le loro attività lavorative col periodo calendariale in cui esse si svolgono, è possibile interpretare quei personaggi come personificazioni dei Mesi, che nei cortei carnevaleschi si presentano in tal modo:
Gennaio macellaio o salumiere;
Febbraio venditore di ricotta e formaggio;
Marzo pollivendolo e venditore di uccelli;
Aprile venditore di uova;
Maggio rappresentato da una coppia di sposi recanti un cesto di ciliegie e di frutta;
Giugno panettiere o farinaro;
Luglio venditore di pomodori;
Agosto venditore di cocomeri;
Settembre venditore di fichi o seminatore;
Ottobre vinaio o cacciatore;
Novembre venditore di castagne;
Dicembre pescivendolo o pescatore

IL PESCATORE E IL CACCIATORE:
esprimono due tipi di cultura successivi alla società matriarcale: la pesca e la caccia, le piú antiche attività con cui l'uomo si assicurò i mezzi di sussistenza.
Interessante per la valenza che esprime è il costume del pescatore. Esso, connotato dal colore bianco e rosso, mostra attinenza con la piú antica liturgia del mondo popolare, non soltanto napoletano, e risulta collegabile allo stesso costume tipico dei fujenti della Madonna dell'Arco.
Al cacciatore che di solito imbraccia un fucile non è mai mancato l'ironico commento dei piccolo-borghesi napoletani che ignorando il
senso culturale e metastorico della rappresentazione, ne hanno rilevato il contraddittorio anacronismo. Ma si tratta dell'arroganza e della presunzione di una classe che ha sempre preteso di gestire la cultura, interpretandone i segni e le espressioni dall'alto della propria superficialità. Le figure in coppia del cacciatore e del pescatore rinviano ad arcaiche rappresentazioni del ciclo morte-vita, giorno-notte, estate-inverno.
La pregnanza simbolica dei due personaggi è sottolineata, nella rappresentazione presepiale, dalla loro posizione che può dirsi canonica: vale a dire che il cacciatore si colloca in alto, mentre il pescatore è situato in basso, presso le acque fluviali. Tale contrapposizione evidenzía chiaramente la dualità sacrale di una coppia attinente al mondo celeste e a quello infero. Né si dimentichi che in tutte le antiche tombe egizie, etrusche e italiche sono ricorrenti le raffigurazioni funerarie della caccia e della pesca.

BENINO:
il pastorello raffigurato in atto di dormire, che, per gli interessanti significati a lui connessi è personaggio di primaria importanza.
Collocato sul punto piú alto del presepe, simboleggia il cammino esoterico verso la grotta, il percorso in discesa attraverso il sogno, il viaggio compiuto da un giovinetto, da una guida iniziatica, da un bambino. In base a questa raffigurazione il senso del Natale è comprensibile solo mediante un viaggio onirico effettuato con la guida di un animo visionario che sprofonda nel mondo interiore della conoscenza. Alla fine del viaggio, superate le paure e le varie tappe, tale personaggio, dinanzi alla grotta della Nascita, o della ri-Nascita, può identificarsi col cosiddetto PASTORE DELLA MERAVIGLIA, che, accecato dalla rivelazione, posseduto dionisiacamente dalla luce stessa, non trova parole per esprimerla.
Ed ecco che, quasi come un fujente di Santa Maria dell'Arco in vista del numinoso, egli si abbandona al primigenio gesto di spalancare la bocca per gridare il suono muto e ineffabile della meraviglia al cospetto del meraviglioso.
Come a dire: chi ha orecchie per udire, oda.
Generalmente la figura di Benino, il pastorello dormiente, viene posto in cima alla ad un'alta collina . E' circondato da 12 pecorelle bianchissime, che simboleggiano le anime pure. Benino dorme e sogna il Presepe con i suoi particolari scenografici. Fin tanto che Benino sogna, il Presepe ci sarà, ma guai a svegliarlo, o il Presepe sparirà.

I GIOCATORI DI CARTE:
«'e duie cumpare, zi' Vicienzo e zi' Pascale».
La loro precisa denominazione era attinente al Carnevale, chiamato in Campania «Vincenzo», e alla Morte, il cui nome era «Zi' Pascale» (difatti, al cimitero delle Fontanelle, si mostrava un cranio indicato, per l'appunto, come « a capa e zi' Pascale», al quale si attribuivano poteri vaticinanti, al punto che gli si chiedevano pronostici per il gioco del Lotto).
C'è da aggiungere che I DUE COMPARI soprannominati comunemente «i San Giovanni» si riferiscono ai due solstizi: 24 dicembre e 24 giugno.


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